di Mike Birbòn

Mondo capovolto, scorrono file di sorrisi con la valigia in mano, lungo la strada che porta al confine della gioia.La nebbia dell’apatia avvolge la città e i pochi rimasti, si aggirano come fari accesi per i viali del dissenso,riuniti in locali di parole e musica dove la satira proibita esorta la critica. Teatri fascinosi, giardini di racconti trasandati, sorretti dal bastone dell’orgoglio. Arte di strada, dipinta e descritta in visioni oniriche e futuriste, il passante distratto abbassa il capo e scarta la mente. In città lo spettacolo è garantito di giorno e di notte, saloni gremiti di alchimisti e di burloni presentano alle autorità il programma del nuovo varietà, musica per le orecchie, lode alla ricchezza e al potere, nel mentre un coro di zimbelli intona l’inno della risata discinta e sguaiata.Echi lontani, tamtam tanto eloquenti quanto evanescenti, annunciano nuove tendenze spesso incomprese. Parlano di bellezza da emulare, opulenza da ostentare, consenso da conquistare. E’ stato un privilegio vivere nell’era del sorriso in cui gesti di semplicità erano gesta di spontaneità. Ma ora è finito il tempo delle recriminazioni e con passo deciso, si riprende il viaggio alla ricerca della civiltà perduta.

Da M. B.

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