Emma Orczy

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La fortuna: si può invocarla, desiderarla, blandirla, agognarla ma lei non sarà mai puntuale.

Inseguì con desiderio struggente la vita artistica ma stentava a comprendere quale fosse la scelta giusta. Amante della pittura, della musica, del teatro, non eccelleva in nessuna di queste arti. Si definì insignificante, scialba, timida con poche chance di diventare una donna brillante. Eppure Emma Orczy ha rappresentato un fenomeno editoriale eguagliato da poche altre scrittrici.

Nata a Tarnaors in Ungheria il 23 settembre del 1865 con il nome di Emma Magdalena Rosalia Maria Josefa Barbara detta familiarmente Emmuska esordì con il romanzo dal titolo The Imperor’s Candlesticks (1889), passato inosservato, cui fece seguito una serie di racconti polizieschi apparsi sul Royal Magazine che suscitarono interesse e un romanzo In Mary’s Reign accolto con un certo favore. Il grande successo arrivò nel 1905 con The Scarlet Pimpernel il primo di un ciclo di romanzi legati al misterioso personaggio della Primula Rossa. Pubblicati all’inizio in fascicoli, godettero subito di popolarità. Il pubblico seguiva con curiosità e interesse le vicende di questa fantomatica figura, un nobile altruista inglese, sir Percy Blakeney, inafferrabile eroe che strappava alla ghigliottina gli aristocratici francesi durante la Rivoluzione. Con astuzia e abilità, facendosi beffe dell’agente di Robespierre, attraversava la Manica per penetrare nel cuore di Parigi. Scritto in sole cinque settimane è considerato un capolavoro della letteratura popolare, antesignano di tanti eroi del fumetto e del cinema. La decisione di Sir Percy Blakney di adoperarsi in prima persona per salvare gli aristocratici dall’atroce “Madame Guillotine” sarà il filo conduttore delle rocambolesche fughe e degli imprevedibili travestimenti. Firmerà le imprese con uno stemma particolare, un piccolo fiore scarlatto che gli valse il nome di Primula Rossa. Concepito all’inizio sotto forma teatrale fu rappresentato al Nottingham’s Royal Theatre con Fred Therry e Julia Neilson e poi a Londra in un teatro della West End con un successo strepitoso, ben duemila repliche e le rappresentazioni durarono per quattro anni. Sulla scia di tale successo la baronessa riscrisse la storia sotto forma di romanzo, rifiutato da una dozzina di editori. Infine glielo pubblicò un piccolo editore. Emma si riprese la rivincita. Il romanzo ebbe traduzioni in sedici lingue compreso il giapponese e alcuni dialetti orientali. Inebriata dal risultato Emma progettò di scrivere su tale personaggio un ciclo di romanzi. I racconti ambientati negli anni fra il 1792 e il 1794 quando il Comitato Rivoluzionario diede il via alla sistematica persecuzione degli aristocratici e dei dissidenti, furono giudicati reazionari.

Attraverso le avventure di Scarlet Pimpernel, Le Mouron Rouge in francese, Emma fa rivivere i quartieri della vecchia città. In quelle vie risuonano i passi di Robespierre e Danton, di Carlotta Corday, di madame Roland. La casa di Marat dove fu assassinato e la voce di Rouget de l’Ile che aveva cantato per la prima volta la Marseillaise. I personaggi sono vivi e palpitanti non più ombre del passato.

La Primula Rossa era capace di sfuggire e riapparire con una destrezza pari ai nostri attuali supereroi il cui successo è spesso legato agli effetti speciali messi in atto dalla cinematografia. Emmuska non dispone di tali mezzi, ha una capacità straordinaria di coinvolgere i lettori e di emozionarli. Ha sicuramente contribuito al fiorire della narrativa poliziesca con le figure di Molly Roberson Kirk, una delle prime donne con un ruolo di primo piano a Scotland Yard e soprattutto con il Vecchio dell’angolo, un anziano signore che passa le giornate seduto a tavolino ad esaminare i fatti senza recarsi sulla scena del crimine, senza interrogare nessuno. Un precursore dei vari Poirot, o di Nero Wolf che non si muoveva mai dal suo studio.

Emma scrisse in perfetta lingua inglese nonostante all’inizio non comprendesse questa lingua. Quando da Parigi si trasferì a Londra, l’ospitale Inghilterra fu la sua seconda patria. Nello sfavillio delle teste coronate, Emma ancora adolescente non si sentiva a proprio agio. Scrisse di trovarsi insignificante, insicura, di non indossare abiti che le valorizzassero l’aspetto. La scrittrice parlava della propria vita come di una catena formata di tanti anelli tutti incentrati nel portare a compimento il suo destino e “nulla può essere così meraviglioso come costruire il destino di un uomo o di una donna”. La fortuna passò attraverso questi anelli soprattutto quando incontrò il pittore Montague Barstow l’uomo che le rese la vita degna di essere vissuta e da cui mai si separò. Con lui visse a Montecarlo in una splendida villa da lei chiamata Bijou e in Italia nello scenario calamitante di Lerici, nell’incantevole golfo di Spezia immortalato dalla moglie del grande poeta inglese Percy Bysshe Shelley che in quella baia perse la vita.

Anche Emma rimase affascinata da un paesaggio di così rara bellezza, in quell’angolo di Paradiso si fece costruire villa Padula, cioè palude, dove soggiornò dal 1927 al 1933. Tuttora si legge vicino al cancello di ingresso una targa che la ricorda: “Qui la scrittrice Orczy illuminata dal sole e dallo spirito mediterraneo visse e scrisse la fantasiosa collana della Primula Rossa”. La morte la colse al Brown’s Hotel di Londra l’11 novembre 1947, all’età di ottantadue anni.