Francia: sfiducia a Barnier, cade il governo

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La Francia è precipitata in una crisi politica senza precedenti dal 1962, con il governo del primo ministro Michel Barnier rovesciato da una mozione di sfiducia approvata da 331 deputati dell’Assemblea Nazionale. Questo evento segna un momento critico, sei mesi dopo le elezioni anticipate, e lascia il Paese in una fase di forte instabilità politica e finanziaria.

Barnier, nominato da Emmanuel Macron a settembre per superare le tensioni seguite alla sconfitta elettorale di luglio, non è riuscito a consolidare un sostegno stabile. La sua coalizione centrista è stata indebolita dall’alleanza tra l’estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen e la sinistra della Nuova Front Populaire (Nfp), che hanno unito le forze per sfiduciarlo. Le Pen, determinante nella caduta del governo, ha sfruttato le tensioni per indebolire Macron, senza però indicare un piano concreto per superare l’impasse.

Secondo la costituzione francese, non si potranno indire nuove elezioni legislative prima dell’estate 2025, lasciando Macron con il difficile compito di nominare un nuovo primo ministro in un parlamento fortemente frammentato. Tuttavia, la mancanza di un consenso tra i tre principali blocchi parlamentari – centristi, estrema destra e sinistra – rischia di rendere qualsiasi governo futuro fragile e instabile.

Nel frattempo, la situazione finanziaria francese sta peggiorando. I mercati sono stati scossi dall’incertezza, con un calo del CAC40 e crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità del debito. Le politiche economiche proposte da Barnier, incluse misure di austerità per ridurre il deficit, erano già sotto pressione a causa delle richieste di Le Pen per aumenti della spesa pubblica. Bruxelles ha avvertito che l’instabilità potrebbe influenzare l’economia europea, sebbene al momento non si profili una crisi paragonabile a quella greca.

La Francia si trova quindi davanti a una fase di negoziazioni difficili, mentre crescono le voci che chiedono un passo indietro di Macron, ipotesi al momento smentita dal presidente stesso. La situazione resta fluida e sarà decisiva per il futuro politico del Paese e dell’Europa.