Capodistria – Due appuntamenti significativi si sono svolti a Santa Lucia di Pirano, in Slovenia, e a Fiume, in Croazia, nell’ambito di un dialogo transfrontaliero che mette al centro i diritti delle minoranze storiche. Protagonista degli incontri è stato l’ex ministro italiano Carlo Giovanardi, accolto dalle istituzioni locali e dai rappresentanti dell’Unione Italiana, guidata da Maurizio Tremul, con cui ha condiviso una riflessione sulla convivenza e il rispetto delle identità culturali nei Balcani.
A Santa Lucia erano presenti il Console Generale d’Italia in Slovenia, Giovanni Coviello, e Alberto Scheriani, presidente della Comunità Autogestita Costiera della Nazionalità Italiana di Capodistria. A Fiume, invece, hanno preso parte all’incontro il deputato Furio Radin, vicepresidente del Parlamento croato e figura storica della Comunità Nazionale Italiana, Jessica Acquavita, vicepresidente della Regione Istriana, Enea Dessardo, presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, e la Console Generale d’Italia a Fiume, Iva Palmieri.
Nel corso degli incontri è stato riaffermato un principio fondamentale: le minoranze autoctone, sia italiane in Croazia e Slovenia che croate e slovene in Italia, devono godere di diritti paritari in ogni ambito, dalla toponomastica all’istruzione, dall’uso ufficiale della lingua madre alla piena valorizzazione del patrimonio culturale. Radin ha ribadito il valore dell’autoctonia come elemento fondativo della legittimità delle comunità minoritarie nei contesti istituzionali nazionali e sovranazionali.
Giovanardi ha elogiato il modello istriano come esempio virtuoso di coesistenza tra la Comunità Italiana e la maggioranza croata, evidenziando come altrove, a Fiume e Zara in particolare, la piena attuazione dei diritti delle minoranze riscontri ancora ostacoli. Ha poi sottolineato il potenziale di Slovenia, Croazia e Italia nel diventare un punto di riferimento mondiale per modelli di convivenza pacifica, contrastando derive nazionaliste e separatismi che ancora oggi alimentano conflitti, come dimostra la guerra in Ucraina.
Tremul ha assicurato l’impegno dell’Unione Italiana per consolidare e diffondere il modello istriano come esempio replicabile ovunque ci siano tensioni etniche o culturali. “Solo attraverso il rispetto reciproco e il riconoscimento dei diritti storici – ha affermato – possiamo costruire un’Europa dei popoli, capace di trasformare la diversità in ricchezza e garanzia di pace”.