Ci diamo da fare per sottrarci all’assedio di noi stessi, per riempire i nostri vuoti che ci affrettiamo di volta in volta a sostituire con pieni fittizi come avviene alle bottiglie senza tappo che non ci si decide ad eliminare.
Gli anni passano inesorabili, meglio non contarli più, un fastidio in meno che ci precipitiamo a mascherare con la saggezza, uno stato d’animo, più che una dote, parente prossimo della rassegnazione, cioè di quella benedicente ignavia di fondo che arriva a placarci, propensa ad assolvere tutto e tutti e quindi anche noi stessi, molto simile alla resa definitiva ma, tutto sommato, liberatoria.