Non è togliendo l’arcobaleno che si cancella la realtà . Essere omosessuale è del tutto normale, è nella natura. Anche nel mondo animale e in quello vegetale esiste e, in una società cosiddetta tecnologica, è inammissibile l’accanimento verbale e fisico verso coloro i quali hanno un orientamento sessuale che differisce dal nostro. L’amore tra due persone dello stesso sesso, ancora oggi, viene bandito e deriso.
Ma l’amore, quello vero, non ha colore politico e non ha etnia, non ha sesso.
L’amore è guardare insieme nella stessa direzione.
A mio figlio
Il tuo treno arriva alle tredici ma io sono qui da un’ora. Sarei potuta uscire cinque minuti prima del tuo arrivo visto che la nostra casa non è lontana dalla stazione ma, come al solito, non ce l’ho fatta a restare ferma.
Mi succede sempre quando aspetto il tuo ritorno. Arrivo con molto anticipo, mi siedo sulla panchina che, stranamente, trovo sempre vuota, come se sapesse che quel posto è destinato a me.
La panchina sembra contenta di vedermi mi dico e sorrido felice perché questo tempo che ci divide, passerà in fretta e si porterà via la mia ansia di ogni qualvolta ti allontani da me.
In questo lungo mese che non ti ho visto, ho pensato le cose più assurde e, nei miei pensieri, c’era sempre qualcuno a farti del male.
Ho fatto fatica la sera, ad addormentarmi; mi rincuorava il fatto che tu sei un bravo ragazzo e non ti saresti mai cacciato nei guai.
La mia paura non era per il tuo comportamento ma per quello degli altri.
Ho temuto e temo per la stoltezza e ignoranza di chi punta il dito e regala giudizi affrettati, spinti da una ingiustificata rabbia.
Sei un ragazzo omosessuale o gay come ti sei definito il giorno in cui mi hai confessato quello che, in fondo, ho sempre saputo.
Per giorni ho pregato in ginocchio chiedendo forza e saggezza.
Ma, stabilitisi l’accettazione e l’amore, sentivo una tristezza che arrivava dal profondo e mi schiacciava. Ti partorivo per la seconda volta.
La notte, a tradimento, i sensi di colpa rubavano il mio sonno.
Sensi di colpa per la mia cecità, per averti, seppure inconsapevolmente, lasciato solo nel momento della tua scoperta. E mi venivano in mente i tuoi giochi da bambino: mai violenti.
I tuoi atteggiamenti sempre dolci che ti fecero meritare l’appellativo di bambino buono.
Nelle mie notti insonni, mi chiedevo quali erano stati i tuoi pensieri, se avevi avuto paura quando hai scoperto la tua natura, se ad accettarti avevi faticato.
E qual era stata la tua prima cotta? Il tuo primo amore ti aveva deluso? Avevi sofferto?
E mi chiedevo se qualcuno, scoprendo il tuo orientamento sessuale, ti avesse ferito.
Si, ferito! Perché, ancora oggi che stiamo per andare su Marte, l’amore di un ragazzo verso un altro ragazzo, suscita ribrezzo e, a volte, sconfina nella violenza. E non di rado viene messo al bando come se Dio fosse estraneo e distante, come se non potesse far parte della vita di un gay. Ma il Dio che conosco io è il Dio dell’amore. E l’amore non ha sesso, non conosce discriminazioni.
L’omosessualità non è un problema.
Il treno arriva portandosi via le mie paure.
Ti riconosco subito in mezzo a tanta gente e non è per la tua polo verde che risalta in mezzo a tanto grigio. Riconosco la tua aria seriosa, tipica di quando sei alle prese con qualcosa di importante.
Quell’aria che ti contraddistingue: perbene, elegante, sicura ma anche umile.
Quello che fa di te un grande è quel tuo saperti spogliare del ruolo che occupi, non appena concludi un lavoro, per tornare il ragazzo educato e semplice che sei.
Non sei da solo. Al tuo fianco c’è un ragazzo che, a prima vista, mi appare bello, educato.
Vi avvicinate verso di me e noto gli sguardi che avete l’uno per l’altro.
Capisco.
Capisco e spalanco le mie braccia.
Maria Mollo