QUANDO LA FORMAZIONE E’ UN ATTO ETICO

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Crescere Persone, non solo Professionisti

Viviamo un tempo in cui la formazione non è più una scelta, un plus, o un dovere burocratico da assolvere. È diventata una necessità morale e strategica. È la chiave per costruire un lavoro migliore, più sicuro, più equo.

Lo dice la normativa, certo. Ma prima ancora lo dice la vita quotidiana nei luoghi di lavoro. L’Accordo Stato-Regioni del 17 aprile 2025 ha introdotto percorsi formativi obbligatori che toccano ambiti fondamentali: dalla sicurezza fisica alle molestie e violenze sul lavoro, con un’attenzione crescente alla cultura del rispetto e della prevenzione.

Questa non è solo una norma. È un cambio di paradigma. È l’ammissione – finalmente esplicita – che non si può più parlare di performance e risultati senza parlare, prima, di benessere e rispetto.

La formazione non è più un “adempimento”. È diventata una scelta etica, un atto di responsabilità collettiva. Oggi, formare un datore di lavoro, un manager, un responsabile per la sicurezza, non significa solo trasferire conoscenze. Significa consegnare strumenti per guidare nel modo giusto. Per ascoltare. Per proteggere.

L’inserimento della Convenzione OIL n. 190, recepita dall’Italia nel 2021 e ora formalmente integrata nei percorsi formativi, ne è la prova più evidente: un mondo del lavoro moderno è quello che non tollera più le zone grigie, che affronta i problemi alla radice, e che non si volta dall’altra parte.

C’è chi pensa che parlare di etica in azienda sia un lusso per chi ha già risolto tutti i problemi economici. Ma è vero il contrario: un’impresa che si forma, si salva. Perché una cultura del rispetto e della sicurezza è anche una cultura della prevenzione dei rischi, dei costi umani e sociali, dei danni reputazionali, delle crisi interne.

Formare significa anche formarsi. Significa mettersi in discussione, accettare di non sapere tutto, imparare ad ascoltare il proprio team, cogliere i segnali prima che diventino ferite. È anche questo oggi il compito degli HR, dei datori di lavoro, dei dirigenti: portare il tema della sicurezza, del rispetto, della consapevolezza al centro della cultura organizzativa.

Ed è qui che il ruolo delle risorse umane cambia forma: da gestore a promotore di cultura. L’HR è oggi il cuore pulsante di questa trasformazione. È l’interlocutore privilegiato di chi forma, ascolta, costruisce. È il custode del valore umano nelle organizzazioni.

In fondo, questa nuova formazione obbligatoria ci ricorda che la crescita professionale non è mai separata dalla crescita umana. E che proteggere chi lavora non è solo un dovere di legge, ma un atto di civiltà. Un’impresa che forma le sue persone è un’impresa che le rispetta. E che sceglie il futuro.