STIGMA SOCIALE

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Per definizione l’uomo è un essere sociale e ciò implica l’impossibilità della non interazione con l’altro.
L’interazione sociale può essere di varia natura e si organizza mediante l’attribuzione di categorie sociali di appartenenza, da cui derivano aspettative relative al comportamento, sia proprio che altrui.
All’interno di questo processo troviamo i vincoli di fiducia e morali che caratterizzano l’elemento di reciprocità dell’interazione.
Può accadere che una persona venga screditata a causa di una continua esposizione a comunicazioni che possono minare i suoi valori. È il caso, ad esempio, degli errori giudiziari che possono condurre all’emergere nella vittima di sentimenti quali imbarazzo e smarrimento. Gli errori giudiziari comportano conseguenze negative per l’individuo, tali da creare una mancanza di fiducia e valori interni che possono avere risvolti anche sul piano esterno, sociale.
Lo stigma inizia ad originarsi nel momento in cui il Sé del soggetto non viene sostenuto e creduto, originando così una discrepanza tra il Sé sociale effettivo e il Sé sociale virtuale. In questo caso l’identità sociale è caratterizzata da una descrizione non corrispondente alla realtà e comporta il fatto che all’individuo vengano attribuite delle caratteristiche che non gli appartengono.

Spesso tali caratteristiche sono degradanti, socialmente non accettate e la conseguenza è quella di creare imbarazzo e disagio nella persona stessa. È in questo modo che si origina il fenomeno della stigmatizzazione, un attributo si sostituisce alla propria immagine sociale e andrà a identificare il soggetto che proverà una profonda incertezza relativa al fatto che dovrà scegliere se identificarsi negli attributi dati del ruolo o in quelli dello stigma.
Si tenga conto, per comprendere meglio il fenomeno dello stigma, che l’identità individuale include differenti aspetti: l’identità di ruolo, che consiste nelle varie posizioni ricoperte dal soggetto nella società; l’identità sociale, che prevede che la persona faccia parte di determinati gruppi sociali che determinano le norme di comportamento per semplificare le scelte singole grazie all’esistenza di standard e aspettative di comportamento; infine l’identità personale che è quella che racchiude il
concetto di Sé.
Esistono delle modalità che il soggetto può sfruttare per occultare e ridurre la stigmatizzazione: il passing, il covering o il revealing. Il primo prevede che l’identità vera, autentica, venga separata e allontanata da quella pubblica e quindi stigmatizzata. Il covering consiste nel comportarsi in maniera socialmente accettabile e quindi normativa, al fine di ridurre la carica negativa delle caratteristiche della propria identità. Infine, tramite il revealing, l’individuo si mostra per ciò che è realmente così da
rispettare la nostra identità e quella degli altri, ponendole sullo stesso piano nonostante le diversità che le contraddistinguono.
Se si osserva il soggetto stigmatizzato da un punto di vista morale, si può notare che esso si trova nella posizione di dover fare proprie le caratteristiche che gli sono state attribuite dall’esterno al fine di soddisfare le aspettative che sono state maturate sulla sua persona; in questo processo, però, è insita la consapevolezza di essere un portatore di stigma e che gli stereotipi, i pregiudizi e le credenze culturali che gli sono state assegnate non rappresentano ciò che è realmente.
È stato dimostrato in letteratura che il soggetto discriminato può reagire in due modi al processo di stigma: introiettare gli attributi a lui designati, condividendoli e facendoli propri o manifestare una risposta di protesta nei confronti dell’atteggiamento sociale di esclusione nei suoi confronti. Una volta che lo stigma è interiorizzato (internalized stigma, definibile come la svalutazione, la vergogna, la segretezza e la rinuncia innescata dall’applicazione di stereotipi negativi a sé stessi), questo disagio si manifesta tramite l’emozione della vergogna, nucleo centrale della stigmatizzazione, che però molto
spesso viene trascurato. Ciò avviene in quanto la vergogna è caratterizzata da aleatorietà e instabilità.
Risulta difficile da riconoscere in quanto spesso si trasforma in tristezza, colpa, ira, tende ad essere ubiquitaria e ricca di difetti, anomalie e impotenza. Ciò conduce al fatto che la vergogna si manifesta il più delle volte come comportamento complesso caratterizzato da angoscia. Che il sentimento provato sia angoscia o vergogna in entrambi i casi la condotta finale sarà mossa dalla volontà di nascondersi.
La vergogna è un affetto che si palesa di fronte a particolari tipi di esposizione: queste sono principalmente delle esperienze di debolezza e mancanza di controllo, le quali causano il più delle volte la perdita da parte del soggetto di valore e di dignità, intaccando l’immagine di sè e minando fortemente l’amore e la stima che la persona può provare nei propri confronti.

Ciò che innesca il processo della vergogna è molto spesso un ente esterno, che può essere una persona singola o un gruppo i quali si muovono con il fine ultimo di far provare questo sentimento. È anche quello che avviene nel processo sociale della stigmatizzazione che si basa sulla vergogna provata dal soggetto colpito, in quanto, quest’ultimo, sarà portato ad interiorizzare le richieste della società e, di conseguenza, subentra una denigrazione da parte sia dall’esterno, dall’ambiente, sia da sè stesso.
Quest’ultima è molto più impattante in quanto, se internalizzata, avrà conseguenze più profonde e negative