Dal progetto della “Ritorcitura Fabiano”, azienda tessile d’eccellenza del quadrante di Montemurlo, Prato, Firenze, nasce la mostra presso la Cancelleria Vaticana, il cinquecentesco complesso monumentale opera degli architetti Bramante e Filippo Juvarra in Piazza della Cancelleria al civico 1/a Roma, una delle piazze più affascinanti dell’Urbe.
L’idea, che appartiene totalmente all’industriale Giuseppe Fabiano, è frutto di un avvincente processo di ricerca ultradecennale che, si prefigge il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione delle lane autoctone della Calabria.
Fabiano riprende con cura maniacale le antiche fragili fibre, che riportano alla mente le storie degli armenti, della vita rurale e della straordinaria manualità di una umanità che ha popolato per millenni borghi e contrade delle terre assolate del Mezzogiorno; quando anche il virtuoso circuito dell’economia riusciva a coniugare benissimo natura e cultura.
L’azienda Fabiano – come le storie più suggestive di tanti migranti – nasce a Prato dalla genialità, dalla caparbietà e dal sacrificio di un Calabrese capace di trasformare un “sogno” in una attività di successo, che nel tempo si è imposta in uno dei settori strategici del made in Italy che è quello della moda, del tessile, dei filati di pregio.
Fabiano, da tempo leader della filatura, propone al mercato del tessile quella fibra preziosa prodotta dall’Alpaca, che proviene dalle Ande Sudamericane, cosa che è ben riuscito ad abbinare a quella scelta strategica di produrre, finanziare e incrementare la valorizzazione delle lane autoctone italiane ed europee.
Fabiano oggi oltre a essere diventato un promotore degli allevamenti dell’Alpaca in Italia, per i quali ha in itinere nuovi progetti per nuovi insediamenti dei pregiati camelidi anche nelle alture della terra natìa, che è l’altopiano della Sila Cosentina.
L’intento è quello di creare una filiera sostenibile che riesca a coniugare tradizione e radicamento, unendo innovazione e rispetto della natura.
In questa sua scelta narrativa Fabiano si è spinto a sperimentare motivi ed espressioni d’arte, direttamente con e attraverso la fibra, molte volte utilizzando addirittura solo la colorazione naturale dei filati.
Giuseppe Fabiano si propone ancora con la sua visione propositiva di imprenditore illuminato, perseguendo di fatto ogni elemento naturale e di bellezza.
Insieme al dottor Vincenzo Sauro di Rovito sta cercando di realizzare il progetto dell’allevamento della pecora “sciara” la “Moscia Calabrese”, che è un ovino presente in pochissimi capi sul territorio delle Calabrie, dove è stato allevato per secoli.
Pare fosse presente già nell’anno mille, durante le invasioni saracene. Insieme a questa missione Giuseppe Fabiano si sta battendo per il recupero dei gelseti che hanno dato alla Calabria lustro e fama per i prodotti delle tante filande che erano floridi centri di produzione di pregiatissima seta, durante i secoli scorsi.
E’ grazie all’ingegno, alla creatività delle sue espertissime maestranze, che la Ritorcitura si è ritagliata una bella pagina dell’Arte della Modernità, proponendo “arte con i filati”, dando voce a un nuovo linguaggio espressivo che si materializza dal pensiero all’azione, dal dire al “fare”.
Tra le opere in mostra: l’icona di “Santa Margherita di Antiochia” la “vergine del parto”, che è realizzata con i frutti del lavoro degli umili, è una calda opera corale di tante mani e di tanti cuori dell’umanità del Mondo.
Questa grande opera, Fabiano intende donare al Papa che, con per tutto il suo mandato ha testimoniato concretamente la sua considerazione degli ultimi e di tutti quei figli di quell’umanità senza voce.
Colori unici e molteplicità di tessuti, fanno dell’immagine santa una icona dell’arte, è un’opera che possiede un impatto immediato, una armonia “celeste” che vibra e riscalda il cuore. Semplicità intensa e commovente che può accostala all’arte dei primi cristiani, quella composita e ricca che fu il risultato di un’evoluzione lenta, nata dal contatto e dalle integrazioni con le culture del mondo antico che il Cristianesimo trovò lungo la via delle proprie peregrinazioni.
L’arte attraverso le fibre – possiamo dire – trova nuova linfa, oggi ha un nuovo territorio, oltre ai pigmenti, ai coloranti, alle lacche e ai mordenti, ecco si fa strada la bellezza dell’abbraccio dei filamenti ritorti delle fibre lavorate nel mondo.
È l’Arte adesso, alza il tono della voce e prova a cantare più forte – in questo tempo di croci e di orrori – si leva il canto di un nuovo “Miserere”. Speriamo che l’ideatore e autore, di questa opera monumentale, possa portare a compimento il suo desiderio, per la donazione dell’immagine Sacra direttamente a Papa Francesco.
In mostra anche “la Notte Stellata” di Trafi, (Fabio Giusti) nata durante il periodo della pandemia per volere di cento ottantanove artisti di ogni terra del mondo, una vera “corale” silente, un ricamo che ridisegna cielo e bellezza, un vero inno alla speranza, che fa dell’opera un gigantesco abbraccio di quell’umanità disorientata e sofferente. Fra le opere anche il volto dell’abate Gioacchino da Fiore, come una delle pagine del “Liber Figurarum”, immortalato sui tessuti realizzati da Fabiano.
Menzione speciale merita il collaboratore specializzato Pasquale Filomarina, esperto, studioso che ben conosce il lavoro delle vecchie filande dove venivano filate e tessute le lane merinos di Calabria. “Trame di terra e di cielo” è una ispirazione a ripensare il mondo per riabitarlo in armonia con le infinite creature che popolano mari, terra e cielo; una invocazione quasi preghiera per ritrovare quell’antica alleanza tra passato e futuro, fra radici e sogni.
Accanto alle creazioni del tessile Fabiano ha voluto ospitare cinque noti artisti pittori: Tony Esposito poliedrico percussionista, ma anche allievo di talento dell’Accademia delle Belle Arti, che esporrà anche opere realizzate in collaborazione con Mark Kostabi, musicista dotatissimo, pittore incredibile di scenari profondamente intrisi di passione e di futuro, Gene Pompa il cantore delle armonie della “natura”, Lucio Morando con la sua arte componibile, scomponibile, capace di mille trasfigurazioni, Dory Zard con le sue armonie cromatiche e le scomposizioni infinitesimali, dove ogni grandezza si ritrova in concentrazioni microscopiche inimmaginabili, invisibili agli occhi.
È ospite della rassegna anche l’orafo Calabrese Rocco Epifanio che ha appena festeggiato 40anni di attività e di successi. L’evento si avvale dell’operosità del manager dott. Pasqualino Raponi, di Amedeo Fusco del Centro di Aggregazione Culturale di Ragusa e di Rosario Sprovieri ex direttore del Teatro dei Dioscuri al Quirinale.