L’uragano Melissa ha travolto i Caraibi con una violenza senza precedenti, lasciando dietro di sé un paesaggio di distruzione, vittime e comunità isolate. La tempesta tropicale, formatasi nel cuore dell’Atlantico, ha toccato terra in Giamaica, per poi spostarsi verso Cuba e minacciare le Bahamas, dove sono già in corso evacuazioni di massa.
Secondo i dati del Centro Nazionale Uragani degli Stati Uniti, Melissa ha raggiunto la categoria 4, con venti che hanno superato i 210 chilometri orari. Le forti raffiche, unite a piogge torrenziali e mareggiate record, hanno provocato frane, inondazioni e interruzioni totali di corrente in vaste aree.
In Giamaica, interi quartieri sono stati sommersi dall’acqua e le comunicazioni risultano ancora difficili. A Cuba, le province orientali di Santiago e Guantánamo hanno subito danni enormi: case scoperchiate, raccolti distrutti, linee elettriche collassate.
Le prime stime parlano di oltre trenta vittime e centinaia di feriti, ma il numero è destinato a crescere con il ripristino dei collegamenti nelle zone più isolate. Le agenzie umanitarie internazionali, tra cui il World Food Programme, sono già operative per fornire acqua, viveri e assistenza sanitaria d’emergenza.
Il governo cubano ha dichiarato lo stato di calamità naturale, mentre a Kingston le autorità hanno disposto coprifuoco notturni per garantire la sicurezza e prevenire saccheggi.
Gli esperti concordano: Melissa è l’ennesima conferma dell’intensificazione dei fenomeni meteo estremi legati al riscaldamento globale. Le temperature oceaniche eccezionalmente elevate hanno alimentato la forza della tempesta, trasformandola in poche ore da depressione tropicale a uragano di categoria massima.
“Questi eventi – spiegano i meteorologi – non sono più eccezioni, ma segnali di un sistema climatico in rapido mutamento, soprattutto in aree fragili come i Caraibi”.
Oltre ai danni materiali, la tempesta ha colpito duramente le fasce più vulnerabili della popolazione: anziani, bambini e comunità rurali già impoverite. In molti casi le abitazioni erano costruite con materiali precari, incapaci di resistere alla furia dei venti.
Caritas e Croce Rossa hanno attivato campagne di solidarietà per sostenere la ricostruzione, ma il ritorno alla normalità richiederà mesi, forse anni.
Mentre Melissa si sposta verso l’Atlantico settentrionale, le autorità mettono in guardia sulla possibilità di nuovi fenomeni estremi in una stagione degli uragani ancora lunga.
La tragedia dei Caraibi diventa così un appello globale: servono investimenti in prevenzione, piani di evacuazione moderni e una politica climatica più ambiziosa.
Perché, come ricordano gli esperti, “non possiamo fermare il vento, ma possiamo evitare che diventi un disastro annunciato”.

