Scrive lo scrittore pagine e pagine di ipotetici romanzi, racconti, novelle che gli salgono in mente, appaiono così, all’improvviso, e poi rientrano da dove sono venute, dagli scaffali della mente, dal dormiveglia dell’essere.
Quasi tutte queste pagine sono destinate ad essere cestinate, essendo ritenute inutili conati della psiche umana, tracce di un encefalo logorato dal troppo pensare, che ormai rilascia automaticamente messaggi da naufrago, richiami, s.o.s. che sarebbe stato meglio rimanessero in bottiglia senza arrivare mai sulla riva dove mani pietose avrebbero potuto incautamente raccoglierli strappandoli al genuino loro destino d’inabissamento in anonimi fondali marini.
Poche dunque le pagine che resistono, sopravvivono, sfuggono alla loro iniziale sorte di essere abbattute da chi aveva dato loro i natali, mi riferisco a quelle considerate utili a costituire le altrettante tessere di una storia da pubblicare, resistente all’usura del tempo, così rimanendo eternato l’autore che le aveva scritte nella malcelata ambizione (neppure tanto nascosta) che il suo nome fosse come giusto tramandato ai posteri.
So comunque, per concludere, che ci sono stati scrittori che si sono pentiti del misfatto, costituito dalla pubblicazione delle loro pagine alla fin fine perfettamente inutili, ed hanno tentato di correre al riparo pagando somme cospicue per acquistare i propri stessi libri, così sostanzialmente ritirandoli dal mercato.
Ma l’operazione è fallita, i libri, una volta pubblicati, essendosi ormai dispersi nei quattro angoli della terra e anche oltre. Pare infatti che tracce di parecchie copie siano state ritrovate in angoli nascosti della Luna e di Marte.