Si radunavano nelle sale della contessa Samoyloff gli ufficiali e i notabili del governo austriaco non ammessi nei salotti eleganti di Milano dove era solita riunirsi un’élite di intellettuali e artisti simpatizzanti della causa nazionale. Sghignazzavano alle spalle delle signore sensibili all’amor di patria addossandole l’appellativo derisorio di oche. Nessuna più di Clara Maffei portò con onore tale epiteto. Dotata di grande sensibilità, nella sua casa di via Bigli dette vita ad un salotto considerato il centro della vita artistica e politica della Milano risorgimentale, frequentato dalle intelligenze più illuminate dell’ottocento italiano e straniero: Massimo d’Azelio, Francesco Hayez, Honoré de Balzac, Franz Liszt, Alessandro Manzoni, Giuseppe Verdi, Carducci, Verga, Boito…richiamati dalla figura di questa donna dal carattere indipendente, volitiva, animata dal proposito di cambiare le cose nella società aristocratica del tempo, chiusa spesso nei suoi privilegi e lontana dai problemi reali. Clara apparteneva all’élite che riteneva necessari l’ammodernamento economico e civile della Lombardia, la cui realizzazione si tradusse poi in un accentuato dualismo tra nord e sud dove quest’ultimo ebbe il ruolo subalterno di rappresentare una cultura fondamentalmente agraria. La nostra storia nazionale non andava di pari passo con quella europea. Con ritardo si presentava all’appuntamento delle riforme e di giustizia sociale che la questione meridionale e la questione romana sollecitavano. Un impegno riformistico da parte della destra e della sinistra per lavorare insieme al concetto di legalità su cui far attecchire il senso civico individuale e l’amor di patria.
Clara Maffei rappresentò un’autorità femminile nel panorama delle dame impegnate nella diffusione dei nuovi ideali. Il movimento dei “salotti” nome convenzionale con cui venivano definite le riunioni periodiche nelle case dell’aristocrazia italiana, contò figure di patriote coraggiose e impegnate politicamente. Nessuna ostentazione, nessuna posa, nessuno sforzo in Clara che sembrava nata per ricevere, per annientare abilmente, nel calore delle discussioni, gli attriti. Nonostante avesse sposato il poeta e traduttore Andrea Maffei, fu lei a dare il nome al salotto letterario che assunse un carattere politico esplicito durante il Risorgimento. Andrea un giovane di bell’aspetto, seducente, elegante, apparteneva ad una famiglia di piccola nobiltà trentina. Amava giocare d’azzardo e frequentare caffè. Il locale preferito dagli intellettuali come Maffei era il Caffè Martini detto anche Caffè della Scala. Clara viveva all’ombra del marito sempre più defilato perciò pensò di legarlo a sé con un figlio. Nacque una bambina che visse solo nove mesi lasciando un vuoto affettivo incolmabile. Cadde in uno stato di depressione al punto di non voler più uscire di casa. Il marito che passava con disinvoltura dai teatri alle feste da ballo, ebbe l’idea di ricevere gli amici in casa per distrarre Clara e farle intrecciare nuove amicizie. Iniziò nel 1835 la vita di uno dei salotti più vivaci, nato sotto il segno della letteratura e dell’arte e in seguito punto di riferimento della causa risorgimentale. Clara divenne subito il polo d’attrazione. Honoré de Balsac sempre disposto a criticare gli italiani ne rimase incantato. Il matrimonio entrò in crisi e i due si separarono dopo 14 anni di unione. Finalmente libera di esprimere sé stessa senza dipendenze trasformò gli incontri culturali in un’esperienza politica patriottica. Dopo i moti del ’48 la sua casa divenne un via vai di personaggi come Cattaneo e Mazzini. Nell’appartamento di via Bigli dove si era trasferita ci fu gran fermento per i programmi da attuare: chi appoggiava le sollevazioni di Mazzini chi come Clara il ministro Cavour e il re Vittorio Emanuele II. Nel 1859 si festeggiava l’intervento degli eserciti piemontese e francese grazie ai quali si espose sui balconi e le finestre il Tricolore. La Lombardia era finalmente annessa al Piemonte e per le strade si gridava “viva il Re, viva lo Statuto, viva l’Italia”. Questa donna riservata e delicata aveva dimostrato il valore politico delle donne del tempo che seppero disegnare una pagina importante della nostra storia nazionale. Clara Maffei alla fine di giugno 1886 si ammalò di meningite, rimasta priva di conoscenza morì dopo due settimane. Nel 1888 alcuni personaggi della vita di Clara che nel segno della sua amicizia avevano potuto trovare protezione e forza si raccolsero al Cimitero Monumentale di Milano per inaugurare un piccolo monumento a lei dedicato: un angelo appoggiato ad una croce che sparge fiori sulla lapide sottostante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *