Milano, una donna accoltellata in pieno giorno a Piazza Gae Aulenti. L’aggressore arrestato dopo 11 ore di fuga



Milano, ore 9 del mattino. Una normale giornata lavorativa, nel cuore moderno e luminoso della città. Piazza Gae Aulenti, simbolo di innovazione e vita urbana, si trasforma improvvisamente in scena di violenza.
Una donna di 43 anni è stata accoltellata alle spalle mentre camminava verso il lavoro. L’arma – un coltello da cucina di trenta centimetri – le ha perforato torace e addome, provocando lesioni gravissime a polmone e milza.

Soccorsa immediatamente dai passanti e dal personale del 118, è stata trasportata in ospedale in condizioni critiche e sottoposta a un lungo intervento chirurgico. Ora è ricoverata in rianimazione, in prognosi riservata.

L’aggressore, un uomo di 59 anni, si è dato alla fuga subito dopo l’attacco. Dopo undici ore di ricerche serrate, è stato individuato e fermato in un hotel nei pressi della stazione Centrale. Le indagini sono in corso per chiarire i motivi dell’aggressione, che al momento restano oscuri.

Milano è una città che corre, che lavora, che si reinventa ogni giorno. Ma oggi si è fermata di fronte all’assurdità della violenza.
Un’aggressione in pieno centro, alla luce del giorno, senza apparente movente, non è solo un caso di cronaca: è una ferita collettiva.
Una ferita che parla di insicurezza, di paura, ma anche del bisogno urgente di una cultura del rispetto e della prevenzione.

Non possiamo ridurre tutto a un titolo o a un numero. Dietro ogni donna ferita c’è una storia, una famiglia, una vita che cambia per sempre.
E c’è una domanda che dobbiamo continuare a porci: quanto vale davvero la sicurezza delle donne nel nostro Paese?


Continuiamo a denunciare ogni forma di violenza, fisica o psicologica, contro le donne.
Non possiamo accettare che la paura diventi parte della quotidianità.
Servono leggi più efficaci, strumenti di prevenzione più concreti e un’educazione che parta dal rispetto reciproco, fin dall’infanzia.

Questa storia non deve passare inosservata.
Perché ogni volta che una donna viene colpita, è la società intera a sanguinare.

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