Il governo italiano ha dato il via libera al fondo da 30 milioni di euro per il “Reddito di Libertà”, un contributo mensile di 500 euro destinato alle donne vittime di violenza in condizioni di povertà. Questo aiuto rappresenta un passo avanti nella tutela dei diritti femminili e nella lotta contro la violenza di genere, offrendo un supporto economico fondamentale per favorire il reinserimento sociale e l’autonomia delle beneficiarie.
Ripartizione dei fondi e criteri di accesso
Il decreto firmato dai ministri Eugenia Roccella (Pari Opportunità), Marina Calderone (Lavoro) e Giancarlo Giorgetti (Economia) prevede che i fondi siano distribuiti tra le Regioni in base alla popolazione femminile residente nella fascia di età tra i 18 e i 67 anni. Ogni Regione avrà la possibilità di integrare le risorse statali con fondi propri o del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
Il reddito di libertà è riservato alle donne seguite dai centri antiviolenza e dai servizi sociali, che attestino l’urgenza del bisogno. Il contributo, che può essere erogato per un massimo di 12 mesi, è finalizzato a sostenere spese come l’autonomia abitativa, la formazione scolastica e professionale dei figli minori e altri bisogni straordinari.
Procedure di richiesta e monitoraggio
Le domande per accedere al reddito di libertà possono essere presentate all’Inps dal 1° gennaio al 31 dicembre, utilizzando un modello di autocertificazione accompagnato da una dichiarazione del centro antiviolenza. In caso di rifiuto per mancanza di fondi, le richieste potranno essere ripresentate entro 45 giorni, garantendo priorità a quelle precedentemente scartate.
L’Inps si occuperà del monitoraggio delle erogazioni, pubblicando trimestralmente dati statistici e fermando le nuove domande una volta raggiunto il limite di spesa previsto.
Una misura integrativa e inclusiva
Il reddito di libertà non è incompatibile con altre misure di sostegno, come l’assegno di inclusione, garantendo un intervento complementare per rispondere alle esigenze delle donne vittime di violenza. Tuttavia, è prevista la possibilità di accettare una sola domanda per beneficiaria, evitando duplicazioni.
Criticità e futuro della misura
Nonostante la valenza del provvedimento, alcune criticità potrebbero emergere, come l’insufficienza dei fondi rispetto al numero delle potenziali beneficiarie e la complessità burocratica delle richieste. L’impegno futuro dovrebbe concentrarsi sull’ampliamento delle risorse e sulla semplificazione delle procedure per raggiungere un numero maggiore di donne in difficoltà.
Un patto sociale contro la violenza
La ministra Roccella ha sottolineato l’importanza di un approccio integrato per combattere la violenza di genere, coinvolgendo famiglie, scuole e società civile. Il reddito di libertà rappresenta una risposta concreta, ma occorre continuare a lavorare per un cambiamento culturale che elimini alla radice le cause della violenza.
Questa misura segna un altro passo verso l’emancipazione e la protezione delle donne, contribuendo alla costruzione di una società più giusta e inclusiva.