Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e attualmente detenuto nel carcere di Rebibbia, ha indirizzato una nuova lettera aperta alla premier Giorgia Meloni, in cui contesta le misure varate dal Consiglio dei ministri lo scorso 22 luglio con un piano dedicato all’emergenza carceraria. Secondo Alemanno, quel pacchetto di misure risulta completamente inefficace nel risolvere la crisi delle carceri italiane .
Nella missiva, scritta con Fabio Falbo, detenuto da quasi vent’anni con licenza in giurisprudenza e impegnato nel sostegno ai compagni di carcere, si denuncia un profondo senso di abbandono: il piano, seppur annunciato con grancassa mediatica, “non risponde a nessun problema reale”.
La criticità principale risiede nel fatto che gli interventi ufficiali del governo — benché presentati come risolutivi — non affrontano le condizioni di vita quotidiana all’interno delle carceri italiane. Il messaggio principale è: “non abbiamo ricevuto alcuna risposta concreta”.
Alemanno descrive una realtà carceraria in cui: le celle diventano vere “camere forno” a causa del caldo estivo, con temperature che crescono di diversi gradi salendo ai piani superiori; in particolare, chi vive all’ultimo piano è costretto a sopportare fino a 10 °C in più rispetto al piano terra ;
manca una strategia efficace per affrontare il sovraffollamento: le strutture ospitano migliaia di detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare, con l’assenza di impianti di condizionamento e manutenzione inefficace ;
vi sono gravi criticità anche per la salute dei detenuti: ventilatori rotti, finestre chiuse in plexiglass, docce intermittenti, mancanza d’acqua potabile, isolamento sanitario per chi è malato di scabbia.
Alemanno e Falbo chiedono umano rispetto, non privilegi o impunità. Propongono una rapida revisione delle misure di sconto pena per buona condotta, con l’alternativa — suggerita anche in quella sede dagli ex parlamentari e operatori del settore — di estenderle retroattivamente a detenuti virtuosi .
Nel frattempo, il governo ha incaricato il ministro Nordio di predisporre un pacchetto di interventi, compresi moduli prefabbricati per nuove celle: un progetto giudicato da molti lento ed economicamente poco efficiente, che non risolverà la crisi a breve termine .
Nonostante le denunce pubbliche — anche trasmesse in Aula dal senatore Michele Fina (PD) che ha letto parte del diario di Alemanno — non è arrivata una risposta diretta né un impegno formale da parte di Meloni o degli altri vertici del governo . I detenuti continuano a segnalare numeri drammatici: oltre 90 suicidi nel 2024, circa 38 nei primi sei mesi del 2025 (una media di uno ogni cinque giorni) .
Questa situazione solleva interrogativi importanti sul ruolo delle istituzioni e sulla responsabilità politica nel fronteggiare un’emergenza umanitaria. Alle parole di chi è dentro le celle dovrebbe seguire almeno un segnale concreto e tempestivo.

