Emergenza sociale: la mancata conoscenza dell’amore, l’incapacità di praticarlo e l’insorgenza della violenza

di Alessia Belgianni

A seguito di diversi casi di cronaca che hanno visto giovani vite spezzate, ci si chiede quali siano le cause che possano spingere all’attuazione della violenza e perché chi dice di provare amore arrivi ad uccidere al primo “no”, per futili motivi, per una banale discussione, o difronte ad una richiesta di libertà del partner. Sicuramente viviamo in un contesto sociale altamente disfunzionale, in cui sono cambiati i rapporti umani, le relazioni interpersonali, il valore che si attribuisce alle parole, alle cose, alle persone. Non a caso il sociologo Zygmund Baumann parla di “modernità liquida”, descrivendo una società nella quale tutto scorre velocemente, tutto accade e muta con una velocità tale da non dare neppure il tempo per rifletterci su, per razionalizzare e apprendere. Sulla medesima scia egli ha introdotto anche il concetto di “vita liquida” caratterizzata dall’assenza di stabilità, di punti fermi, di sicurezze nei diversi ambiti che interessano la vita quotidiana. Interessante è anche la sua visione dell’amore moderno, un amore altrettanto liquido, così definito perché indicativo sia della paura di legarsi sentimentalmente a qualcuno e di dipenderne, e sia del forte desiderio di vivere una storia d’amore e provare emozioni forti e nuove. Un conflitto interiore, questo, che in alcuni casi aderisce perfettamente alle dinamiche sociali e relazionali proprie dei nostri giorni, e che aumenta l’assenza di solidità delle relazioni. La fluidità alla quale fa riferimento Baumann, unitamente alla concezione errata dell’amore, alla mancata capacità di relazionarsi, e al bisogno incessante di ricorrere alla violenza lasciano pensare ad una vera e propria emergenza sociale e culturale. Innanzitutto assistiamo ad un fenomeno sociale ormai cristallizzato, ovvero la povertà educativa che consiste in una totale (o quasi) non conoscenza dei valori morali e di strumenti educativi e formativi utili per abitare civilmente un qualsiasi contesto comunitario. È necessario, e oserei dire urgente, tornare a praticare, soprattutto all’interno delle famiglie, l’educazione all’affettività, alla sessualità, all’empatia, ponendo ancora una volta al centro le figure genitoriali il cui ruolo è da considerarsi importante e indispensabile per costruire un mondo di giovani sano, non violento, per arrivare ad avere in futuro un mondo di adulti altrettanto non violento e disfunzionale. Insegnare che dove c’è violenza non c’è amore, non è banale come alcuni sostengono, perché se fosse davvero un concetto banale non leggeremmo, spesso e volentieri, commenti inappropriati nei quali si afferma che chi ha ucciso in realtà amava la persona che aveva accanto. “Chi uccide non ama”, teniamolo bene in mente, così come dovremmo tenere in mente che dietro a frasi apparentemente superficiali, si nascondono significati profondi che sarebbe bene cogliere e fare propri. Fondamentale, inoltre, è l’amore per se stessi. Solo dopo aver conosciuto quella forma di amore, si può essere in grado di amare gli altri. Amare se stessi significa stare bene con la propria persona, saper stare soli, non accontentarsi di chiunque elemosinando un sentimento, e non tollerare la mancanza di rispetto, la privazione della libertà, la spersonalizzazione che vede un “venir meno” della propria identità. Dover cambiare per qualcuno, o doversi snaturare per restare a tutti i costi in una relazione, non è amore. È un grido di aiuto, che richiama ad un bisogno necessario: salvarsi. “La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia”. (Baumann, 2003)Al volersi bene consegue anche la capacità di comprendere in maniera più lucida e obiettiva chi entra in relazione con noi, almeno nei primi tempi di frequentazione attenzionando dei dettagli che potrebbero essere indice di campanelli di allarme da non sottovalutare. Nel momento in cui nasce “l’amore” e ci si reputa innamorati diventa difficile cogliere con “occhi oggettivi” la persona che abbiamo accanto. “In realtà la persona amata non viene mai vista obiettivamente; la sua immagine nasce insieme all’amore, e proprio chi ama non saprebbe dire se il trasformarsi dell’immagine abbia provocato l’amore, o l’amore abbia provocato questa trasformazione”. (Turnaturi, 1994 – pag. 94)Oltre a quanto è stato esposto poc’anzi, va specificato che L’attuazione di comportamenti devianti o criminali, non è dovuta soltanto ad una carenza di strumenti educativi, ma anche ad una serie di fattori psicologici e psicosociali come la vulnerabilità neurobiologica, il parenting, il temperamento, i legami di attaccamento, le variabili ecologiche. Questi fattori contribuiscono all’insorgenza di condotte antisociali nei giovani, ma anche di disturbi della condotta che potrebbero causare condotte violente (Lambruschi, Muratori, 2013).

Per concludere riporto una citazione del sociologo Baumann, il quale riassume in maniera ineccepibile il contesto in cui viviamo: “ Per noi in particolare, che viviamo in un’epoca priva di valori, un’epoca fatta di competitività sfrenata, dove tutti sembrano intenti a curare solo i propri affari e pochissimi sono quelli disposti ad aiutarci, dove la risposta alle nostre invocazioni di aiuto è un invito ad arrangiarci, dove solo le banche, desiderose unicamente di ipotecare le nostre proprietà, sorridono e sono pronte a dire “sì” […], la parola comunità ha un suono dolcissimo; evoca tutto ciò di cui sentiamo il bisogno e che ci manca per sentirci fiduciosi, tranquilli e sicuri di noi […]”. (Bauman, 2000, pp. 4-5)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *