Nelle Marche si va chiarendo un quadro politico tutt’altro che scontato. La mancata presentazione della Lista del Presidente da parte di Francesco Acquaroli solleva più interrogativi di quanti ne risolva.
La narrazione ufficiale vorrebbe una scelta strategica, dettata forse da un equilibrismo tra gli alleati o da una volontà di non “sottrarre voti” a Fratelli d’Italia. Ma c’è chi legge tra le righe un’altra verità: e se la lista non ci fosse perché il nome di Acquaroli, senza l’ombrello del partito, non ha un seguito autonomo?
È un dubbio legittimo, che tocca un nodo politico rilevante: quanto pesa davvero il Presidente, come figura personale, al di fuori della struttura di FdI? Il sospetto, sempre più diffuso anche tra gli osservatori interni al centrodestra, è che non si tratti di prudenza ma di debolezza politica.
Perché se il nome del Presidente “tira”, come spesso si è detto, allora la lista avrebbe potuto rappresentare un valore aggiunto. E invece, nonostante mesi di indiscrezioni e smentite, la scelta è caduta nel silenzio. La verità potrebbe essere più amara: senza il partito, Acquaroli rischia l’irrilevanza.
La sinistra osserva con attenzione. Le manovre civiche si moltiplicano – dai contatti con Calcinaro fino all’attivismo del consigliere Rossi – e l’assenza di una lista del Presidente toglie compattezza allo schieramento di centrodestra.
La sensazione, sempre più palpabile, è che le prossime elezioni regionali marchigiane saranno tutt’altro che scontate. E che dietro la facciata della coesione si nasconda un sistema che vacilla, dove il consenso personale del Presidente è forse molto più fragile di quanto si voglia ammettere.