Le città del Bosforo di origine greca hanno dimostrato un grande attaccamento in età tarda alla loro storia politica e alla cultura del logo, questo per opporsi, almeno culturalmente, ai vicini non greci e ai conquistatori romani1. Protagonisti indiscussi della grande colonizzazione del mar Nero furono i Milesi e i Megaresi2. Dunque, le tradizioni di origine da preservare sono quella dorica e quella ionica. Alcune realtà come Mesembrìa e Apollonia operano a pochissima distanza una dall’altra, ma non si influenzano reciprocamente e preservano le caratteristiche d’origine. Le differenze tra città ioniche e doriche non si affievoliscono con il tempo, anzi si rafforzano, ad esempio, per quanto concerne Tito ed Eraclea, queste sono così differenti che sono riportate anche come esempio nel Periplo di Arriano3. La zona strategica del Bosforo fu occupata dai Megaresi con la fondazione di due colonie fondamentali, i presidi di Calcedone e Bisanzio.
Per comprendere le magistrature di queste colonie va detto che ogni città greca ha un magistrato, il quale da il nome all’anno e il cui nome è riportato su tutti i documenti da lui emanati. A Megara tale carica era ricoperta dal basileus, ovviamente anche le sue colonie come Calcedone, Callatis e Chersoneso Taurica avevano adottato la medesima carica, ad eccezione di Bisanzio4. Tale titolo sopravvisse a Megara sino all’impero romano, quando in età adrianea (IG VII 70-75) fu sostituito dallo strategos5.
È bene però fare una breve digressione storica sulla madre patria di queste colonie: Megara Nisea. Questa fu la città più importante della Megaride, regione storica posta tra la Corinzia e l’Attica. Megara fu fondata da genti corinzie, particolare il fatto che Omero non la menziona nell’Iliade6. La cosa, però, potrebbe derivare dal fatto che l’opera venne messa per iscritto ad Atene in dialetto attico per volere del tiranno Pisistrato e vista la rivalità con Megara, potrebbero esserci state delle omissioni volute. Il luogo presenta prime tracce di insediamento urbano a partire dalla fine del così detto Medioevo ellenico. I reperti archeologici comprendono soprattutto vasi di corredo funerario della seconda metà dell’VIII secolo a.C. Queste tombe geometriche si trovano tutte all’interno della cinta muraria di età classica, il che indica che la città fu costituita dal sinecismo di cinque kòmai: Megara, Heraia, Piraia, Kynosura e Tripodiskos. Va, inoltre, detto che Megara fu la patria di una delle più antiche tirannidi arcaiche. Guidata dal tiranno Teagene, alla fine del VII secolo a.C. Megara conobbe un relativo splendore che la portò a conquistare l’adiacente isola di Salamina, spesso contesa con gli Ateniesi. Dopo la cacciata di Teagene, i Megaresi conobbero un periodo di disordini, poi sedati con il ritorno delle antiche famiglie aristocratiche. È in questo momento che a Megara si afferma la tradizione delle magistrature che poi verrà trasmessa alle colonie del Bosforo.
Prove di tale legame con la madre patria da parte delle colonie sono le numerose iscrizioni rivenute a Calcedone che evidenziano come il basileus esistesse anche in età ellenistica.
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1 M. Sordi, Storia greca, Milano, CELUC, 1971, p. 112.
2 L. Braccesi, Letteratura dei nostoi e colonizzazione greca, in Mito e storia in Magna Grecia: atti del trentaseiesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia. Taranto 4-7 ottobre 1996, pp. 82-95.
3 F. Cordano, Antichi viaggi per mare, Pordenone, 1992, pp. 114-141.
4 F. Cordano, Magistrature megaresi dalla Grecia al Mar Nero, in Rationes Rerum, n. 1, 2013, pp. 39-54.
5 Ibidem.
6 Megara, in Enciclopedia dell’arte antica, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1995.