Michael’s Gate, noto anche come L’Occhio di Roma, è una delle opere più potenti e misteriose di Hypnos, sintesi suprema della magia del caos, creata l’11 settembre 2001 e valutata cento milioni di euro dai professori Ernesto Paleani, Alfredo Pasolino, Philippe Daverio, Andrea De Liberis ed Elio Mercuri.
Un vortice di rosso e nero esplode sulla tela come una visione cosmica: non una rappresentazione, ma un’annunciazione. L’opera proclama l’avvento del Messia come evento energetico, come risveglio collettivo dell’umanità alla propria natura divina.
Il titolo stesso, Michael’s Gate, è rivelatore: la Porta di Michele.
L’Arcangelo Michele, nella tradizione biblica, è il protettore di Israele, il difensore delle anime giuste, il guerriero di luce che fronteggia le tenebre. Nel Libro di Daniele (12,1) è scritto:
> “In quel tempo sorgerà Michele, il grande principe, che veglia sui figli del tuo popolo.”
Nella visione di Hypnos, Michael non è soltanto un’entità angelica, ma una frequenza di coscienza, la forza ordinatrice che guida il caos verso la redenzione. La Gate, la Porta, è dunque la soglia attraverso cui l’umanità deve passare per ritrovare la propria unità spirituale. È il confine tra il dolore e la trasfigurazione, tra la materia e la luce, tra l’uomo e Dio.
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Il Rosso – Il Sangue della Creazione e la Forza del Mashiaḥ ben Yossef
Il rosso domina la composizione come un fiume in piena. È il sangue della storia, il fuoco del desiderio, il calore della vita che anela alla rigenerazione. Simbolicamente, rappresenta il Mashiaḥ ben Yossef, il Messia sofferente che affronta il male e prepara la via alla luce. Nel linguaggio della Kabbalah, il rosso è Ghevurah, la forza che distrugge per purificare.
In Michael’s Gate, esso diventa la manifestazione della volontà divina che attraversa la carne del mondo. Ogni pennellata rossa è un grido, una nascita, un atto di passione cosmica. È l’umanità che, cosciente della propria finitezza, attende la salvezza ma agisce come se fosse già il Messia.
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Il Nero – Il Mistero, la Notte e la Soglia della Rivelazione
Il nero che avvolge il rosso è l’abisso della coscienza, la notte dell’attesa, il luogo in cui Dio si ritira (tzimtzum) per lasciare spazio alla libertà umana. È la materia oscura che custodisce la scintilla divina, la Shekhinah esiliata che attende il ricongiungimento.
In Michael’s Gate, il nero assume una funzione quasi alchemica: è la shungite, minerale usato da Hypnos, che assorbe le radiazioni e purifica l’ambiente. Così come la tenebra prepara la luce, il nero prepara la visione. È la camera segreta del parto messianico, il grembo cosmico in cui l’uomo viene ricreato.
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L’Oro e il Fuoco – L’Olio dell’Unzione e la Luce del Mashiaḥ ben David
Fra il rosso e il nero emergono scintille dorate, come fiamme sospese. Sono l’olio dell’unzione, la meshichah, simbolo del Messia (Mashiaḥ) e della consacrazione. Nell’ebraismo, l’olio rappresenta ciò che galleggia sopra ogni cosa, come l’anima che si eleva al di sopra della materia.
In Hypnos, questa luce dorata è il segno del Mashiaḥ ben David, il Messia spirituale che non distrugge ma unisce, che porta pace e comprensione. È l’oro che svela il senso nascosto della sofferenza e trasforma il dolore in consapevolezza.
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Michele, Protettore di Israele e Custode della Porta
Il ruolo dell’Arcangelo Michele in quest’opera è centrale: egli è il custode della soglia, il protettore di Israele, ma anche il difensore dell’umanità intera nel momento del passaggio. Come insegna la tradizione cabalistica, Michael rappresenta la potenza della Misericordia divina, l’elemento equilibrante fra Giustizia e Compassione.
Nell’immaginario di Hypnos, Michael apre la Porta del Nuovo Tempo: Michael’s Gate diventa così la soglia della redenzione universale, dove il cielo e la terra si riconciliano. L’angelo guerriero diventa pittura, energia, respiro cromatico: difende Israele, ma anche l’idea di un mondo redento dalla coscienza.
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Conclusione – L’Occhio di Roma e la Venuta Interiore
Michael’s Gate non prevede un Messia esterno, ma annuncia la nascita di un Messia interiore e collettivo. È l’umanità che si fa cosciente, la materia che riconosce la propria origine spirituale. Come ricorda il Talmud:
> “Egli verrà quando non ci sarà più bisogno di lui.”
Hypnos, con il suo vortice di rosso e nero, dipinge quel momento: l’istante in cui l’uomo non attende più la salvezza, ma la genera da sé. L’Arcangelo Michele veglia su questa soglia come protettore di Israele e dell’intera umanità; la sua spada è la luce, la sua missione è il passaggio.
Così, Michael’s Gate non è solo un quadro, ma un rito cosmico: la Porta attraverso cui la coscienza entra nella propria eternità.
> “Forse Egli verrà — ma io devo agire come se fossi già Lui.”
(Duenda, Forum Consulenza Ebraica, 2016)

