Sarkozy dietro le sbarre: la caduta di un presidente e la forza della giustizia



Parigi. Nicolas Sarkozy, ex presidente della Repubblica francese, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni di carcere, di cui due effettivi, nella storica prigione di La Santé. È un momento che segna la storia della Francia: mai prima d’ora un capo di Stato aveva varcato la soglia di una cella per ordine della magistratura.

L’ex presidente, oggi 70enne, è stato riconosciuto colpevole di associazione criminale nell’ambito dell’inchiesta sui presunti finanziamenti libici alla campagna elettorale del 2007. I giudici hanno ritenuto provato che Sarkozy avesse partecipato a un sistema illecito di fondi provenienti dal regime di Muammar Gheddafi, destinati a sostenere la sua corsa all’Eliseo.

Il cosiddetto affaire libico non è il solo ad aver incrinato la figura dell’ex presidente. Già nel 2021, Sarkozy era stato condannato per corruzione e traffico di influenze nel caso delle intercettazioni — la vicenda “Bismuth” —, una sentenza poi confermata in Cassazione nel 2024.
Ma la condanna odierna assume un peso politico e simbolico diverso: non riguarda solo un abuso personale, bensì un sistema di relazioni che avrebbe intrecciato diplomazia, denaro e potere.

L’ingresso nel carcere e il messaggio ai francesi

Prima di entrare a La Santé, Sarkozy è stato visto lasciare la propria abitazione mano nella mano con Carla Bruni, visibilmente commossa. Ai giornalisti ha affidato poche parole:

> “Non incarcerate un ex presidente, ma un uomo innocente. La verità trionferà.”


Ha portato con sé pochi oggetti e tre libri: Il Conte di Montecristo — simbolo della giustizia negata e poi ritrovata — e una biografia di Gesù. La sua cella, di circa dieci metri quadrati, è isolata per motivi di sicurezza. L’ex presidente potrà uscire un’ora al giorno e ricevere visite due volte a settimana.

Il caso ha scosso la Francia e l’Europa.
La destra repubblicana denuncia una “persecuzione politica”, mentre la sinistra rivendica la piena autonomia della giustizia. Il presidente Emmanuel Macron, che nei giorni scorsi lo aveva incontrato all’Eliseo, ha scelto la via della prudenza, ricordando che “nessuno è al di sopra della legge”.

Intanto, i legali di Sarkozy hanno già presentato ricorso e chiesto la libertà condizionale provvisoria, che sarà esaminata nelle prossime settimane. Ma l’immagine dell’ex capo di Stato dietro le sbarre resterà comunque un segno indelebile nella memoria collettiva francese.

Al di là della cronaca, questa vicenda è un banco di prova per la democrazia francese e per l’Europa intera. Dimostra che la giustizia può essere più forte del potere, e che anche i protagonisti della storia sono — e devono restare — soggetti alla legge.
La caduta di Sarkozy non è soltanto la fine di un percorso politico, ma l’inizio di una riflessione più ampia sulla trasparenza, la responsabilità e il senso del potere nelle società democratiche.

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