Kosovo, Lavrov a Belgrado: “Mosca non cambia rotta. Sosterremo la Serbia fino in fondo”

San Pietroburgo, 20 giugno 2025 – “La Russia non abbandonerà mai la Serbia. E sulla questione del Kosovo il nostro sostegno resta totale”. Con queste parole, pronunciate a margine del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha riaffermato il pieno appoggio del Cremlino alla posizione serba sul Kosovo, definendola “giusta, legittima e fondata sul diritto internazionale”.

Il destinatario del messaggio è stato Nenad Popović, ministro serbo responsabile per la cooperazione tecnologica e uno dei più stretti alleati del presidente Aleksandar Vučić. L’incontro si è svolto in un clima di cordiale fermezza, a pochi giorni da nuove frizioni tra Belgrado e Pristina, dove la tensione resta alta nelle aree a maggioranza serba.

Il punto fermo russo è sempre lo stesso: la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza ONU, che – pur prevedendo un’amministrazione internazionale in Kosovo – riconosce formalmente la sovranità serba sul territorio. Per Mosca, ogni tentativo di scavalcare quel documento rappresenta una violazione del diritto internazionale.

“Siamo accanto alla Serbia non solo per ragioni storiche o culturali, ma perché difendiamo i principi che regolano le relazioni tra Stati”, ha detto Lavrov, facendo appello ai “danni causati da un’interpretazione selettiva della legalità internazionale da parte dell’Occidente”.

Negli ultimi mesi il Kosovo è tornato ad essere uno dei punti caldi della geopolitica europea. A nord, nelle municipalità serbe, aumentano le tensioni: denunce di abusi da parte della polizia kosovara, manifestazioni, scontri, e un dialogo che sembra regredire. Intanto, l’UE cerca disperatamente di rilanciare i colloqui, ma tra le righe di ogni dichiarazione emerge la consapevolezza che la questione rischia di esplodere nuovamente.

Nel mezzo, la Serbia di Vučić. Formalmente candidata all’ingresso nell’Unione Europea, nei fatti legata a doppio filo alla Russia per ragioni energetiche, militari e culturali. Un’ambiguità strategica che consente a Belgrado di negoziare su più tavoli, ma che rischia di diventare sempre più insostenibile, soprattutto mentre Bruxelles insiste perché Belgrado si allinei alle sanzioni contro Mosca.

Il sostegno russo al dossier Kosovo è quindi molto più di una posizione di principio: è una leva politica in una regione in cui le sfere d’influenza tornano a scontrarsi come nel pieno della Guerra Fredda.

Il messaggio che arriva da San Pietroburgo è chiaro: Mosca considera il Kosovo una linea rossa e non esiterà a sfruttare ogni piattaforma internazionale per difendere Belgrado. Una strategia che trova eco nelle posizioni di Cina, India e Sudafrica, tutti contrari al riconoscimento unilaterale di Pristina.

Nel frattempo, a Bruxelles, la preoccupazione cresce. L’Alto rappresentante Josep Borrell ha recentemente definito “cruciale” un accordo Serbia-Kosovo entro l’anno, pena lo stallo del processo di allargamento.

La nuova uscita di Lavrov non è un semplice gesto diplomatico, ma un segnale strategico lanciato all’Occidente. Sul Kosovo, la Russia non intende arretrare, né lasciare spazio a un’intesa che non parta dal riconoscimento pieno del ruolo di Belgrado. E mentre le diplomazie si muovono, il terreno resta instabile. Non solo sotto i piedi dei cittadini kosovari, ma nell’equilibrio delicato dell’intera Europa sud-orientale.

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