È incredibile come, in passato, il destino delle donne fosse segnato dalla nascita, relegata ad “angelo della casa”, una sorta di tuttofare per soddisfare le esigenze degli uomini della famiglia ai quali toccavano privilegi e supremazia.
Phiilis Wheatley (Filis Uitli), nasce nel Senegal o Gambia l’8 maggio 1753.
Deve il suo nome a Phillis (Filis) la nave che la portò e alla famiglia Wheatley (Uitli) che l’acquistò.
È la prima poetessa statunitense di origine africana a vedere pubblicata la sua opera; nasce, così, la “letteratura afroamericana”.
Fra il XVI e il XIX secolo si assiste alla Tratta atlantica degli schiavi, cioè al commercio di schiavi di origine africana, uomini, donne e bambini catturati in Africa e venduti ai mercanti dell’Europa occidentali che, a loro volta, li deportavano nel continente americano.
La vita di Phillis sembra uscita dalle pagine di un romanzo. All’età di sette anni, nuda e senza denti, denutrita, fu catturata e venduta come schiava alla famiglia Wheatley (Uitli) di Boston alla quale va il merito di averle insegnato a leggere e scrivere, di incoraggiarla e sostenerla nelle sue aspirazioni letterarie.
A quei tempi era opinione pubblica non credere che una donna e per giunta nera, potesse essere così intelligente da scrivere poesie. Nel 1772 la poetessa dovette difendere le proprie capacità letterarie in un’aula di tribunale. Venne esaminata da personaggi di spicco ed erudite, sottoposta a un difficile esame al termine del quale, la commissione fu costretta ad ammettere che le poesie erano di proprietà della Wheatley (Uitli) e le venne rilasciato un attestato che, successivamente, venne inserito nel libro della poetessa, pubblicato a Londra in quanto gli editori di Boston, si erano rifiutati di darlo alle stampe.
Nel 1773 venne pubblicato il libro “Poems on Various Subjects, Religious and Moral”, “Poemi su materie varie, religiose e morali” che le diede il meritato successo e, questo, le consentì la libertà da parte dei suoi padroni.
La sua è una storia che parla di coraggio e di riscatto.
La sua opera segna una svolta nella storia culturale degli Stati Uniti; è una testimonianza della perseveranza, della forza di una donna che, per far sentire la sua voce, ha lottato, ha affrontato le avversità, ha combattuto la schiavitù pubblicando la sua silloge, dimostrando al mondo intero il potere delle parole. Delle parole di donna, schiava e nera.
La sua storia è una lezione di vita; insegna ad andare oltre le difficoltà, a superare gli ostacoli e i limiti che si presentano sul cammino.
La sua eredità letteraria è stata un’ispirazione per molti altri scrittori. Ancora oggi la sua opera continua ad avere un impatto sulla letteratura mondiale.
A lei il merito di avere aperto la strada a donne di colore. Attraverso i suoi versi, ha dimostrato che la scrittura è un diritto di tutti, che nulla è impossibile e che non può esserci vita senza libertà.
Nel 1778 sposò John Peters, un nero libero, un droghiere con manie di grandezza che si spacciava per avvocato; un arrogante, un oratore che indossava la parrucca e portava il bastone come un gentiluomo. Probabilmente ebbero tre figli, ma solo uno sopravvisse.
I problemi economici costrinsero la poetessa a tornare a fare la domestica per mantenere il marito fannullone che, in seguito, l’abbandonò.
Gli ultimi anni di vita, la videro malata e indigente in una zona degradata di Boston, insieme a suo figlio.
Quella donna che era stata rispettata e onorata da personaggi di spicco finì i suoi giorni in uno stato di abbandono e miseria.
Sognava di pubblicare un secondo volume di poesie ma non ne ebbe il tempo, sebbene avesse solo 30 anni.
All’università di Boston oggi c’è un edificio che porta il suo nome.
“In ogni Bestia umana, Dio ha impiantato un Principio, che noi chiamiamo Amore di Libertà; è impaziente all’Oppressione e ansima per la liberazione”
Phillis Weatley (Filis UITLI)
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Sono una donna
Un manto leggero
che copre e protegge,
difende e sorregge.
Una rosa scarlatta,
un mandorlo in fiore,
un battito d’ali
posato su un fiore.
Un vento impetuoso,
che passa e travolge
e tutto trascina ma senza rovina.
Un filo d’erba nascosto nel prato,
sottile, indifeso…
ci si nasconde il Creato!
Maria Mollo

Phillis Wheatley (Filis Uitli)
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