Sicurezza sul lavoro: il Governo approva il nuovo decreto, più tutele ma anche nodi da sciogliere


Il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto-legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, un provvedimento che punta a rafforzare le misure di prevenzione, la tracciabilità dei lavoratori e la tutela dei giovani impegnati nei percorsi di formazione.
Un segnale politico atteso da tempo, che arriva dopo un anno segnato da un numero ancora troppo alto di incidenti, spesso mortali.




Obiettivo: più prevenzione e meno rischi

Il testo introduce una serie di interventi che intendono rendere più efficace il sistema di vigilanza e controllo, soprattutto nei cantieri e nelle aziende coinvolte in appalti e subappalti.
Tra le novità principali figura l’introduzione del badge digitale di cantiere, un documento identificativo elettronico che consentirà di verificare in tempo reale la presenza dei lavoratori, la regolarità dei contratti e la tracciabilità delle attività svolte.
Una misura che il Governo definisce “di civiltà”, nata per contrastare il lavoro irregolare e migliorare la sicurezza operativa.




Stop ai lavori ad alto rischio per gli studenti

Un altro pilastro del decreto riguarda l’alternanza scuola-lavoro: vengono vietate le attività di tirocinio o formazione che comportino un rischio elevato per la salute o l’incolumità dei ragazzi.
La norma si ispira a un principio semplice ma fondamentale: la formazione deve essere un’occasione di crescita, non un pericolo.
Questo intervento arriva dopo diversi episodi drammatici che hanno acceso il dibattito sul ruolo e sui limiti dell’esperienza lavorativa durante gli studi.




Un fondo per le famiglie delle vittime

Il provvedimento prevede anche la creazione di un fondo nazionale dedicato agli orfani delle vittime di incidenti sul lavoro o di malattie professionali.
Il fondo finanzierà borse di studio e sostegni economici per garantire ai figli delle vittime la possibilità di proseguire il proprio percorso formativo, in un’ottica di giustizia sociale e solidarietà concreta.


Le misure del decreto richiederanno un impegno economico consistente: circa 900 milioni di euro l’anno, secondo le stime del Ministero del Lavoro.
Le risorse serviranno non solo per potenziare i controlli e gli ispettorati, ma anche per digitalizzare le procedure e migliorare la formazione in materia di sicurezza.
L’obiettivo, dichiarato dal Governo, è quello di costruire una cultura della prevenzione che superi l’emergenza e diventi parte integrante della vita lavorativa.


Le reazioni del mondo del lavoro sono contrastanti.
I sindacati riconoscono l’impegno dell’Esecutivo ma chiedono tempi certi per l’attuazione e misure più incisive, come una maggiore responsabilizzazione delle aziende e una riforma dei subappalti.
Le imprese, invece, apprezzano il principio della digitalizzazione ma temono nuovi adempimenti burocratici.

Entrambe le parti concordano su un punto: la sicurezza non può essere solo una questione di norme, ma di cultura condivisa, di formazione continua e di rispetto del valore umano del lavoro.


Il decreto rappresenta senza dubbio un avanzamento nella lotta contro gli infortuni, ma resta ancora molto da fare.
Le leggi, da sole, non bastano: servono controlli efficaci, tecnologie affidabili e un impegno costante da parte di istituzioni, imprese e cittadini.
Solo così la sicurezza potrà smettere di essere un tema di emergenza e diventare un diritto pienamente garantito per ogni lavoratore.

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