Roma, 20 giugno 2025 – Durante un’intervista al Taormina International Book Festival, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha lanciato un avvertimento netto: «La giustizia si ingolfa perché molti processi vengono fatti a vanvera». L’invito è a una selezione più severa dei reati da portare avanti, affinché giudici e procure possano concentrarsi sui casi più rilevanti .

Un sistema alla frusta: tra tempi biblici e processi inutili

Il ministro denuncia un sovraccarico che rischia di paralizzare l’intero sistema giudiziario. Abusi d’intercettazione, processi avviati su fatti di modesto rilievo e indagini costose che non arrivano a nulla: secondo Nordio, sono questi i fenomeni da contrastare ‒ inefficienze che gravano sulle casse pubbliche e sulle risorse umane  .

Un altro nodo critico è l’esplosione di procedimenti per abuso d’ufficio: dati recenti mostrano circa 5.400 procedimenti per ottenere appena 27 condanne nel 2021, spesso generati da interpretazioni vaghe delle norme  .

Le mosse: riforme strutturali e budget mirati

Per alleggerire il sistema, il governo ha avviato queste misure chiave:

1. Depenalizzazione massiccia dell’abuso d’ufficio: scelta di snellimento condivisa da larga parte della maggioranza, con il fine di evitare indagini sterili e costose  .

2. Ridefinizione del reato di traffico di influenze: circoscritto ai fatti con reale gravità, riducendo interpretazioni generose diffuse prima del DDL Nordio  .

3. Filtro Preventivo per avviamento dei dibattimenti: l’introduzione del “gip collegiale” e l’obbligo di interrogatorio prima delle misure cautelari mirano a bloccare sul nascere procedimenti fragili  .

4. Limitazioni alle intercettazioni: tutela della privacy, eliminando pubblicazione di intercettazioni non strettamente necessarie nei procedimenti  .

Il taglio delle procedure inutili deve però andare di pari passo con investimenti in risorse umane e digitalizzazione, come continua a ribadire Nordio: «entro il 2026 colmeremo la carenza di magistrati»  .

Sul fronte digitale, il ritardo nell’adempimento degli impegni legati al PNRR è stato ammesso dallo stesso Guardasigilli, con scadenze troppo ambiziose inizialmente  .

L’opposizione e alcuni osservatori giudiziaristi segnalano rischi reali:

Sbilanciamento tra garanzie e repressione: le misure potrebbero indebolire le tutele per indagati e cittadini comuni  .

Sovraccarico operativo del sistema: il gip collegiale, pur garantista, richiede più tempo e magistra­ti, già carenti in organico  .

Errore di prospettiva: la lentezza non nasce solo dalla quantità dei processi, ma anche da questioni organizzative e strutturali rimaste irrisolte  .

Nordio prova a imprimere un cambio di rotta: meno processi, più sostanza. Tuttavia, la strada sarà complessa. Da una parte servono norme chiare e selettive, dall’altra serve un sistema giudiziario più efficiente, ben dotato e digitalmente adeguato.

Il vero banco di prova sarà la capacità di tradurre le riforme in risultati tangibili: riduzione dei tempi, meno arretrati, piena sostenibilità operativa. Solo così la giustizia potrà diventare davvero “più giusta, non solo più veloce”.

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